L’eredità di Guido Galli
Erano gli “anni di piombo” quando Guido Galli venne ucciso, colpevole unicamente di fare bene e con coscienza il proprio lavoro. Gli stessi terroristi ne erano ben consapevoli quando quel 19 marzo 1980 davanti all’aula 309 della facoltà di giurisprudenza della statale di Milano, premettero il grilletto della calibro 38. “Quel giorno avete semplicemente annientato il suo corpo, ma non riuscirete mai a distruggere quello che lui ormai ha dato per il lavoro, la famiglia e la società”, è ciò che scrissero i familiari del giudice in risposta al comunicato con cui Prima Linea rivendicava l’attentato.
Nel 40° anniversario del vile agguato che ha portato all’uccisione del giudice Guido Galli, la nostra Scuola, che con tanto orgoglio porta il suo nome, vuole ricordare l’uomo che, negli anni, è diventato un’importante figura di riferimento per i nostri giovani.
Guido Galli ha lasciato a tutti noi una grande eredità morale, riassumibile in una toccante frase di una lettera indirizzata al padre “Perché vedi papà, io non ho mai pensato ai grandi clienti, alle belle sentenze o ai libri; io ho pensato soprattutto ad un mestiere che potesse darmi la grande soddisfazione di fare qualcosa per gli altri”.
Niente di più vero in queste parole! Dopo quarant’anni dalla sua tragica scomparsa, l’intera vita di Guido Galli continua a rappresentare un esempio per tutti i nostri giovani, soprattutto nei momenti di smarrimento, perché “la sua lezione continua, più ferma, più alta”.
In un momento così particolare e drammatico per la nostra città e per il Paese tutto, rievocare la figura di Guido Galli ci dà la spinta necessaria per andare avanti con fiducia e responsabilità, perseguendo un unico obiettivo, il bene comune.
Il codice tra le mani, storia di Guido Galli
L’articolo de l’Eco di Bergamo del 17/03/2020
L’articolo de l’Eco di Bergamo del 20/03/2020
La pagina del nostro sito dedicata a Guido Galli